Il sassofonista Bertrand Denzler oscilla continuamente tra improvvisazione e composizione per raggiungere modalità espressive sempre nuove. Adesso il cinquantacinquenne di Ginevra, che vive a Parigi, ha intenzione di ampliare ulteriormente i confini del suo dialogo artistico realizzando una «residenza itinerante». La FONDATION SUISA sostiene questo progetto con un contributo finanziario «Get Going!».
Instancabile, versatile e dinamica sono solo tre degli aggettivi con cui si potrebbe caratterizzare l’opera artistica di Bertrand Denzler. Navigando sul suo sito web, si viene subito travolti dall’enorme quantità di progetti e formazioni. Denzler scherza: «E pensare che ho ristrutturato il tutto in maniera più concisa e perspicua!». Tutto acquista però un senso a un secondo sguardo, cioè quando ci si immerge nei sound disponibili online. Solo allora si trova la visione artistica di Denzler assolutamente coerente. In un primo momento le sculture sonore finemente equilibrate sembrano richiamare un’invitante semplicità, dietro la quale però si nasconde una complessità quasi ipnotica dall’enorme forza magnetica.
«Le mie composizioni si focalizzano principalmente non tanto sulla forma narrativa, quanto sulla struttura interna. Per questo i brani sembrano relativamente semplici, sebbene non siano facili da suonare. Il musicista non deve essere distratto da troppe idee, ma deve potersi concentrare completamente sul suono e sulla precisione», chiarisce l’artista.
Denzler definisce come spazio le sue composizioni orientate al processo. Nella maggior parte dei casi non sono scritte in maniera tradizionale, ma possiedono una struttura predefinita. «Desidero che il musicista si senta coinvolto, che partecipi con la propria testa» sottolinea Denzler. Aggiunge inoltre: «Spesso è solo la struttura temporale a essere stabilita, ma non quella ritmica. Le regole predefinite lasciano sempre aperte moltissime possibilità».
Denzler pratica questa misurazione dello spazio insieme all’esplorazione del suono spaziale con diverse formazioni, tra cui il trio Sowari, Hubbub, Denzler-Gerbal-Dörner, The Seen, Onceim e Denzler-Grip-Johansson. Al tempo stesso continua anche a evadere, improvvisando come musicista ospite in complessi musicali come l’internazionale Šalter Ensemble di Jonas Kocher, in duo con Hans Koch o semplicemente da solista.
In realtà, afferma Denzler, il suo è un curriculum piuttosto tipico per un musicista europeo della sua generazione. Tutto è iniziato con la musica classica e allo stesso tempo con l’ascolto in privato di musica pop e rock. Ma è stata la pura sete di conoscenza che gli ha fatto conoscere in tempi relativamente rapidi i più svariati modi di fare musica in tutto il mondo. «A un certo punto» afferma Denzler «il jazz è diventato la mia occupazione principale perché ero affascinato dall’improvvisazione, cioè dalla concretizzazione del pensiero in tempo reale».
Al jazz è seguita la musica libera (free music), anche se oggi Denzler è ancora impressionato e, probabilmente, tuttora influenzato dalla filosofia e dall’approccio improvvisativo di grandi artisti come Albert Ayler e John Coltrane. A differenza di molti improvvisatori che, dopo aver voltato le spalle all’approccio compositivo, non tornano più indietro, Denzler ha trovato per sé uno spazio che, oscillando tra improvvisazione e composizione, può essere sempre ricreato ex novo sul piano architettonico. «Negli ultimi dieci anni ho avuto la sensazione di improvvisare sempre all’interno dello stesso sistema. All’improvviso ho sentito il bisogno di creare strutture all’interno della mia musica».
La visione artistica di Denzler è una sorta di viaggio di esplorazione, ma non soltanto in senso figurato: l’artista vorrebbe trasferire questo «spazio», inteso come «residenza itinerante», in diversi luoghi geografici per incontrare altri musicisti e creare nuova musica insieme a loro. Finora il progetto si è arenato non solo per questioni finanziarie ma anche perché un progetto aperto di questo tipo non rientra nelle condizioni quadro di una politica di promozione convenzionale. Il contributo di incentivazione «Get Going!» della FONDATION SUISA ne rende ora possibile la realizzazione perché, citando Denzler, «mi permette di seguire la creatività, anziché una condizione predefinita». Aggiunge inoltre, raggiante, che il contributo alla creazione sembra essere studiato su misura per lui. Tra l’altro la definizione che ne dà Denzler ricorda quasi una delle sue composizioni, in cui le strutture definite dall’autore lasciano ancora aperte possibilità inaspettate…
Rudolf Amstutz
Nel 2018 la FONDATION SUISA ha iniziato ad assegnare nuovi contributi alla creazione. Con il progetto «Get Going!» vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. In una serie di ritratti presentiamo i beneficiari dei contributi «Get Going!».
fotografia: © Dmitry Shubin