Nell’ambito del concorso «Get Going! 2020» della FONDATION SUISA, presentiamo i quattro artisti che hanno vinto il contributo lo scorso anno.
Da un lato, la tradizione secolare della musica corale, dall’altro le infinite possibilità della musica elettronica. Jérémie Zwahlen e Félix Bergeron sperimentano tra questi due poli per creare qualcosa di completamente nuovo. Il contributo finanziario Get Going! li aiuta a realizzare il loro progetto.
Come è noto, gli opposti si attraggono. Jérémie Zwahlen e Félix Bergeron, entrambi 33enni, siedono in un caffè di Losanna e discutono del loro progetto di ridefinire la lunga tradizione della musica corale con l’aiuto della sperimentazione elettronica. Bergeron coglie l’occasione della nostra conversazione su di loro per fare una sessione di brainstorming. Con la precisione degna di un batterista, con ritmi sempre più complessi enumera nuove possibilità per realizzare il connubio tra vecchio e nuovo, tra tradizione e avanguardia. Zwahlen ascolta con calma stoica e di tanto in tanto interviene con frasi argute. Sembra essere avvezzo a questo tipo di dialogo. «Félix è come una sigaretta fortissima e io sono il superfiltro che serve per fumarla», spiega Zwahlen e entrambi ridono.
In realtà, da ragazzi i due hanno frequentato la stessa scuola vicino a Losanna, ma poi hanno preso strade diverse. Bergeron suonava il tamburo già all’età di sei anni, ma senza trarvi la giusta soddisfazione, finché non ha assistito a un’esibizione solista di Lucas Niggli al Jazz Festival di Willisau. «Ai tamburi aveva abbinato l’elettronica. Sono rimasto del tutto sbalordito e ho capito subito che volevo farlo anch’io!», racconta Bergeron. Zwahlen, invece, è cresciuto nella tradizione della musica bandistica e ha suonato la tromba in un’orchestrina, seguendo le orme del padre e del nonno. La madre invece cantava nel coro. «Al liceo», racconta Zwahlen, «mi hanno detto che sarei diventato un buon insegnante di musica e così ho iniziato la mia formazione.»
Entrambi hanno frequentato la Haute Ecole de Musique Lausanne (HEMU), «ma io studiavo jazz e Jérémie musica classica», spiega Bergeron, «eravamo in due edifici diversi.» I due non sapevano che le loro compagne erano amiche ed è stato tramite loro che si sono ritrovati a una festa dopo tanti anni. Quando Zwahlen ha chiesto a Bergeron di inserire l’elettronica nel lavoro del Chœur Auguste da lui diretto, è nata l’idea di una collaborazione destinata ad andare ben oltre l’usuale. «Ovviamente la combinazione di coro ed elettronica non era una novità», spiega Bergeron, «ma di solito consisteva nel sostituire l’organo o il piano con un sintetizzatore. A noi questo non interessava.»
Entrambi sono predestinati a entrare in un territorio inesplorato: già nei loro progetti individuali si spingono costantemente ai confini stilistici e cercano di ridisegnare il paesaggio musicale. Con i suoi arrangiamenti incisivi e concettualmente inusuali della musica di Elvis Presley, Johnny Cash, Camille o Queen, Zwahlen ridefinisce i canoni corali e considera il coro nel suo complesso come un corpo: «Il coro è come una scultura che respira e può essere plasmata. Anche Félix lavora con vibrazioni fisicamente sperimentabili. Alla fine la musica deve poter essere toccata.»
In effetti Bergeron è fortemente influenzato dall’aspetto scultoreo. Oltre ai suoi numerosi progetti tra improvvisazione astratta, folk, punk e jazz, lavora anche per il teatro e le compagnie di danza. Per i suoi «Brushes Paintings» l’arte figurativa nasce a opera del caso, grazie alle spazzole della batteria intinte nella vernice e ai piatti rivestiti di tela. «La spontaneità nell’elettronica non esclude l’intenzionalità. È questo che mi interessa, perché vedo infinite possibilità per infrangere le forme tradizionali della musica corale.»
La musica come scultura che svela al pubblico anche i segreti che hanno portato alla sua creazione. «Vogliamo che il pubblico veda quello che succede. Come la composizione, il caso, gli arrangiamenti e l’improvvisazione si influenzano a vicenda. Il nostro progetto deve essere vissuto dal pubblico con tutti i sensi», così Zwahlen descrive la situazione iniziale e precisa: «La mia ossessione è riuscire a elaborare ogni tipo di musica in modo che piaccia a tutti. Indipendentemente che sia musica classica, popolare, jazz o sperimentale.»
Entrambi pensano che in un progetto di questo tipo ci siano tante possibilità per sperimentare a livello musicale, contenutistico e visivo e sottolineano quanto siano importanti i fattori tempo e denaro. «Grazie al contributo di Get Going! ci è finalmente possibile esplorare la vastità di questo territorio sconosciuto», afferma raggiante Bergeron.
Jérémie Zwahlen e Félix Bergeron: due artisti ossessionati dalla musica, che trasmettono il loro entusiasmo anche alle generazioni future come insegnanti all’HEMU e all’Ecole de jazz et musique actuelle (EJMA) di Losanna e – nel caso di Bergeron – anche all’Ecole Jeunesse & Musique di Blonay. Insieme formano l’unica sigaretta al mondo che non nuoce alla salute. Al contrario!
Rudolf Amstutz
Dal 2018 la FONDATION SUISA assegna nuovi contributi alla creazione. Con il progetto «Get Going!» vengono incentivati finanziariamente processi creativi e artistici che esorbitano dalle categorie convenzionali. In una serie di ritratti, ogni anno presentiamo i beneficiari dei contributi «Get Going!». Il concorso 2020 termina a fine agosto.
Il bando è disponibile qui. »